Friday, June 21, 2013

Ricordando Don Remigio Musaragno e Rodrigo Jaimes Hidalgo

      

       Discorso di Luciano Montemauri alla Messa Commemorativa di Don R. Musaragno

                 


Nel giorno del quarto anniversario della morte di Don Remigio Musaragno, il 20 giugno 2013, è stata celebrata una Messa nella Chiesa del Ss.mo Salvatore in Onda a via dei Pettinari, celebrata dai Vescovi Mons. Oscar Rizzato e Franco Croci e da Don Giuseppe Magrin del dicastero dell’Evangelizzazione dei Popoli, promossa dall'Associazione degli ex Studenti del Centro Giovanni XXIII, e dagli Studenti dello stesso Centro.

Lunedì sono stato al funerale di Rodrigo Jaimes Hidalgo nella Basilica di Santa Maria in Trastevere e ho rivisto là Don Remigio Musaragno con il suo sorriso di meraviglia, tra l’incredulo e il soddisfatto, a voler dire: “Bravo Rodrigo, ce l’hai fatta, ce l’hai fatta ancora!”.
Don Remigio era soddisfatto della magia di Rodrigo. Rodrigo era tenace nel presenzialismo allo spasmo, costante, coerente con il suo personaggio – era un personaggio! – che portava allegria, e forse anche un po’ di disagio per questa sua arte di sovrapporsi, magari, in una celebrazione religiosa per poter dire il suo credo costi quel che costi, con libertà, coerenza e una grande dose di dignità, e . . . . . e un po’ di lunghezza: prendeva tanto tempo per citare tutti quelli che per lui erano testimoni, artefici , esempi di quella solidarietà e di quell'ideale di “fraternidad” che egli voleva rappresentare, personificare e declamare. Sì, perché sappiamo della vena declamatoria che gli derivava dalla sua formazione forense.

Rodrigo era un miracolo vivente, anche perché come tutti qui sanno non aveva bisogno di soldi per essere veramente a fianco di ogni sofferente per qualsiasi necessità.
Negli anni del suo arrivo, eravamo nel 1965, Roma viveva l’atmosfera del Concilio Ecumenico Vaticano Secondo, concluso proprio l’8 dicembre di quell’anno. Si viveva un respiro di grandi speranze, con operatori di Pace nel mondo come Giorgio La Pira, il Sindaco di Firenze, promotore degli Incontri Mediterranei, nei quali si trovarono per la prima volta a confronto rappresentanti di fazioni avverse, memorabile quella di personalità dell’Islam e della realtà ebraica, un vero miracolo che fino allora aveva dell’impossibile.


In tutto questo contesto Roma viveva una nuova realtà di presenze: erano gli universitari in Italia, che provenivano dai Paesi allora definiti “in via di sviluppo” per acquisire mete di alta professionalità, medici, ingegneri, agronomi e di ogni altra facoltà, per ritornare in Patria da protagonisti nella lotta contro il gap tecnologico.
Roma si confrontava per la prima volta con la presenza di questa nuova immigrazione e con i problemi dell’accoglienza di studenti, che se erano esteri per la provenienza, erano però a pieno titolo universitari nell’ambito degli atenei italiani.

Tra queste realtà di un’accoglienza del tutto particolare, l’UCSEI, primo di tutti, si poneva come Ufficio Centrale per Studenti Esteri in Italia, opera solidale e formativa dello studente estero nella realtà universitaria italiana, opera che proprio Don Remigio Musaragno incarnava con una solidarietà al di là delle religioni, delle razze e dei circoli di pensiero di appartenenza.

L’UCSEI rappresentava l’impegno della Chiesa: era nato nel dicastero missionario denominato di Propaganda Fide, godendo dell’appoggio incondizionato dei Papi, a partire dall’Apostolo della solidarietà fra i popoli di tutta la terra, Papa Giovanni Battista Montini, Paolo VI, il Papa dell’Enciclica “Popolorum progressio”.
Tra queste realtà romane di accoglienza degli studenti esteri c’era poi il “Crocevia” di Via di Villa Albani, della Jullia Ulloa, di Inghe e di tante altre consorelle missionarie laiche, che sapevano accogliere senza barriere ideologiche e con rispetto dell’impegno politico, ciascuno che si affacciava da loro, studente dai paesi dell’Africa, dell’Asia e dell’America Latina.
C’era pure l’ “Approdo Romano”, in Via San Martino della Battaglia vicino a Piazza Indipendenza, animato dal compianto don Oddo Taccoli, figura di sacerdote romano indimenticabile, e dalla solerte “Bidi” della famiglia dei Marchesi Sacchetti e di altri nobili romani, esemplari di una solidarietà spicciola ed efficace, che dava anche il senso dell’ospitalità familiare, che spingeva le persone accolte a dare un corrispettivo elevato nel segno della dignità umana di cui ciascuno è portatore.


In questo mondo studentesco Rodrigo Jaimes Hidalgo era protagonista, anche se considerato qualche volta difficile, per le sue intemperanze oratorie. Ma Rodrigo sapeva stare con tutti, e la sua vita è la dimostrazione che con le autorità ecclesiastiche, con le autorità politiche, con le personalità della cultura, sapeva stare e sapeva dire la sua.


Sono stato al funerale di Rodrigo e avevo voglia di dire a tutti i presenti: “Questo è un momento magico! E la magia di Rodrigo siete voi tutti, voi così numerosi, così commossi, qui presenti”.


Oggi ricordiamo Don Remigio Musaragno, un missionario in Patria. Questo sacerdote che veniva da Treviso e da Biella, cultore di Rosmini, della filosofia e della teologia, ma che, alunno dell’Almo Collegio Capranica, si era trovato all’Università Gregoriana – e a motivo di obbedienza al suo Vescovo e secondo le necessità della sua Diocesi – si piegò al Diritto Canonico, per divenire funzionario del Dicastero Missionario della Chiesa, appunto di Propaganda Fide. Il lavoro affidatogli era di rispondere concretamente a una impellente domanda dei Vescovi dell’Africa, dell’Asia e dell’America Latina, che chiedevano aiuto e solidarietà per i giovani laici che essi inviavano a prepararsi nelle università italiane, per essere protagonisti poi dello sviluppo morale, sociale e politico dei loro Paesi. Le sue realizzazioni fondate e dirette per tutta la vita ne danno testimonianza.
Don Remigio si trasformò in missionario in patria, un missionario particolare, intelligente e formativo, che aveva una fede illimitata nella cultura e peculiarmente nella cultura universitaria, per aver il meglio, e per poter costruire l’uomo del mondo, vero realizzatore di pace e di giustizia, protagonista nel progresso dei popoli.

Sono migliaia coloro che devono a lui una laurea e un’alta professionalità acquisita in Italia, di cui a Roma molti, in migliaia negli anni, sono stati accolti nel Centro Internazionale Culturale “Giovanni XXIII”, che egli aveva realizzato nel palazzo di Ponte Sisto, messo a disposizione dalla Diocesi di Roma e dalla Santa Sede.

E tutti dobbiamo un grazie a Don Remigio Musaragno per il suo esempio sacerdotale veramente universale, per il suo amore verso tutti e verso ciascuno al di là delle religioni e delle razze e delle ideologie.


Luciano Montemauri

Monday, June 10, 2013

4° Anniversario del nostro Fondatore Don Remigio Musaragno



Il 20 di Giugno 2013 sarà commemorato il nostro amato Don Remigio, il sacerdote che formava i studenti esteri con tanto spirito di devozione e sacrificio.
In questo evento che vuole essere un momento di  famiglia saremo lieti di accogliervi tutti voi studenti, collaboratori, amici.
La messa sarà concelebrata alle 17:00 (PUNTUALI!) al SS. Salvatore in Onda ( via dei pettinari 51) da  Mons O. Rizzato e F.Croci da sempre vicino agli studenti del Centro.


Thursday, March 21, 2013

The Moon Cannot Be Stolen



Ryokan, a Zen master, lived the simplest kind of life in a little hut at the foot of a mountain. One evening a thief visited the hut only to discover there was nothing in it to steal.

Ryokan returned and caught him. “You may have come a long way to visit me,” he told the prowler, “and you should not return empty-handed. Please take my clothes as a gift.”

The thief was bewildered. He took the clothes and slunk away.

Ryokan sat naked, watching the moon. “Poor fellow, ” he mused, 

“I wish I could give him this beautiful moon.”




Wednesday, February 13, 2013

Grazie Sua Santità per il Suo Servizio alla Chiesa!



‎"Cari giovani, non abbiate paura di preferire le vie alternative indicate dall'amore vero: uno stile di vita sobrio e solidale; relazioni affettive sincere e pure; un impegno onesto nello studio e nel lavoro; l'interesse profondo per il bene comune. Non abbiate paura di apparire diversi e di venire criticati per ciò che può sembrare perdente o fuori moda: i vostri coetanei, ma anche gli adulti, e specialmente coloro che sembrano più lontani dalla mentalità e dai valori del Vangelo, hanno un profondo bisogno di vedere qualcuno che osi vivere secondo la pienezza di umanità manifestata da Gesù Cristo" 

                                            
                                               Benedetto XVI





Tuesday, January 29, 2013

Un indimenticabile incontro: Giovanni Paolo II al Centro Culturale Internazionale "Giovanni XXIII"



"Venendo da molteplici Paesi, potete riflettere insieme sui motivi, che purtroppo, generano in alcuni dei popoli ai quali appartenete divisione e odi. Insieme vi è possibile maturare nella reciproca conoscenza, ricercando ciò che unisce e superando quegli atavici contrasti che avviliscono talora la dignità dell'uomo.

L'esperienza dell'accoglienza, della mutua comprensione e, quando necessario, del perdono costituisce un quotidiano allenamento per prepararvi alle future responsabilità, quando vi sarà domandato di essere costruttori di solidarietà e di pace, sanando le ferite e ricomponendo nelle menti e nei cuori la positiva condizione della fraternità"


Osservatore romano : 8 aprile 2001


Thursday, January 10, 2013

Dall’Algeria con talento: Mehdi Elias Baba-Ameur


Salve e tanti auguri di buon anno a tutti! vorrei condividere con voi la conoscenza di un giovane talento algerino, e del suo sogno in musica. Ho avuto modo di intervistarlo e sono rimasta piacevolmente colpita dalla freschezza e spontaneità delle sue parole. Ho voluto lasciarle così, quindi, e benché l’intervista sia diventata molto lunga, ve la propongo intatta. Quella di oggi è la prima parte, in cui Mehdi racconta della sua passione per la musica e per il violoncello, di come è arrivato in Italia e dei suoi sogni di musicista. Nella prossima puntata, Mehdi ci parlerà dei suoi progetti musicali. Buona lettura e ancora buon anno a tutti!


Cinzia: – Mehdi, piacere di conoscerti e, fra poco, sarà un piacere anche per i nostri lettori. Ci vuoi parlare di te? da dove vieni e dove è nata la tua passione per la musica? – Come mai hai deciso di venire a studiare in Italia? so che sei stato un talentuoso allievo del Conservatorio di musica Santa Cecilia, a Roma. Raccontaci!


Mehdi : Mi chiamo Mehdi Elias Baba-Ameur, vengo dall’Algeria, da un quartiere popolare di Algeri (Casbah), nato il 05 novembre 1988. Mio padre lavora presso l’istituto nazionale superiore di musica di Algeri, a volte quando uscivo da scuola andavo al suo ufficio quindi si sentiva sempre la musica nelle classi vicine e ho cominciato un po’ ad avere la curiosità. Un giorno mio padre ha ricevuto un invito per un concerto dell’orchestra sinfonica dell’Algeria é per la prima volta che vado a vedere un concerto dal vivo, avevo solo 11 anni; ero molto contento, durante il concerto guardavo tantissimo il primo violoncellista dell’orchestra. Mi sono fissato su di lui, come suonava e anche sentivo il suono di questo strumento che prima non lo conoscevo, perché in Algeria questi tipi di strumenti sono sconosciuti per noi, perché non si usano molto con la musica Algerina. Allora dopo qualche giorno mio padre chiede a me e mia sorella “Cosa volte suonare, che strumento?” Mia sorella ha detto il Piano ed io Violoncello ! E mio padre “cosa?? Violoncello ??” Io : “Siii voglio suonare quello, mi piace ! “ Allora mio padre, siccome lavorava in quell’ Istituto della musica, ha preso in prestito un violoncello piccolissimo, un 2/4. Qui avevo quasi 12 anni, e mi sono iscritto al Conservatorio centrale di Algeri, che é molto vicino a casa ! La mia prima lezione me la ricordo ancora, é stato molto bello di conoscere questo mondo della musica. Appena ho finito la lezione il mio professore ha detto a mio padre : “Ooou! questo ragazzo ha un talento! già prima lezione ha imparato tante cose! “ Quindi studiavo a scuola tutto il giorno, poi dalle 17 facevo la lezione di violoncello e solfeggio. In quel periodo stavo all'ufficio di mio padre, studiavo il violoncello e mi ha visto il direttore di mio padre, anche lui é musicista e direttore d’orchestra. Mi ha visto ed é rimasto a guardarmi, e mi dice : “Ma tu da quando è che suoni?”. Rispondo : “Da una settimana !” Lui mi dice “Cosa?”. Mi ha dato da leggere prima vista un spartito ed io ho cominciato a suonarlo, e lui mi dice : “Senti, io ho un piccolo ensemble di giovani come te e voglio che tu vieni a suonare con loro”. Io accetto, ero l’unico violoncellista in questo ensemble ed abbiamo fatto tanti concerti. Ci vedevamo quasi ogni giorno dopo scuola e lui ci portava i cioccolatini, ci trattava molto bene come i suoi bambini, con lui ho imparato tantissimo. Grazie a questo maestro (Moukari Boukhari) mi sono avvicinato di più alla musica; eravamo tutti contenti, per 4 anni che ci conosciamo sembrava da una vita. Lui diceva sempre a mio padre : “Lascialo fare il musicista, sarà molto bravo, ha un talento” (perché mio padre non voleva che io faccio la musica come mestiere ). Poi ci ha lasciati nel 2005, é morto e aveva quasi 50 anni; ci ha lasciati orfani, dopo di lui tutto é crollato, l’Algeria ha perso un grande maestro, lo dico sempre, dopo di lui é tutto finito: non c’é più l’ensemble e ci siamo persi i contatti disperati; tanti musicisti di questo ensemble hanno smesso la musica. Ma io ho avuto il coraggio, lui era sempre nella mia mente e siccome lui si aspettava da me tante cose, ho continuato a studiare al conservatorio il violoncello e poi dopo, per perfezionarmi, mi sono iscritto all’Istituto Regionale di Formazione Musicale di Algeri. Avevo 15 anni. Quindi da qui inizia la carriera A maggio 2005 c’era una masterclass di un pianista canadese famoso, Alain Lefévre, all'istituto dove lavora mio padre; andavo spesso a vedere le masterclass che fanno li. Allora dopo che ha finito di suonare, questo pianista ha chiesto ai ragazzi : “Chi vuole suonare ??” Nessuno alza la mano, io ho detto dentro di me “Perché non provo la mia chance voglio farmi presentare davanti ad un pianista come lui” e ho alzato la mano Ho detto “Io ho una musica, “Elegie” di Gabriel Fauré ,vorrei che lei mi accompagnasse!! “ Lui mi dice “Certo !” Allora ho fatto uscire il mio violoncello e mio padre mi dice “Hey, sei sicuro che suoni??!)”, perché non se lo aspettava, era la prima volta che mi presentavo davanti ad una sala piena di musicisti, e comincio a suonare ….. A un certo punto smette il pianista di suonare ! Mio padre hhhhhhhh !!! si aspettava che questo pianista mi butta il piano sopra la testa. Il pianista si gira su di me e mi chiede “Ma quanti anni hai?” ed io : “15 anni !” Lui mi dice: “Ma che emozione !! che suono !!! É bellissimo, sei così giovane e suoni così ! “ E mi ha chiesto di ricominciare a suonare questo pezzo. Dopo aver finito mi dice: “Come ti chiami?” Io: ” Mehdi !” Lui: “Mehdi, ti va di suonare con me questo pezzo al concerto in una sala ad Algeri ?!” Ed io rispondo : “Certo, é un piacere!” Mio padre era molto orgoglioso di me, all’ Istituto tutti gli facevano i complimenti ! É arrivato il giorno del concerto! Ooouuuu! ho visto da fuori una fila che non finisce mai e ho detto “o Diooooo!” C’erano ministri, ambasciatori giornalisti.. E anche Musicisti La sala pienissima !! Dentro di me dicevo “E’ arrivato il momento !” E pensavo al mio maestro (Moukari Boukhari), ho pensato che lui sarà orgoglioso di me, oggi, quindi devo dare tutto quello che ho! Quando sono entrato la sala non si sentiva una mosca, tutti molto attenti. Ho cominciato a suonare, era emozionante, forse uno dei più belli concerti della mia vita ! Finito il pezzo Waoooooooo! Applausi: sentivo Bravooooo bravooooo !! Mi veniva da piangere, era bellissimo ! Finito il concerto entra a salutarmi il ministro della cultura Khalida Toumi ,é stato bello da parte sua; mi ha ringraziato e sempre, quando mi vedeva in altri occasioni, mi salutava e mi chiama anche “Mehdi”! E poi le interviste con i giornalisti e anche la TV ! Mi hanno chiamato all'Orchestra Sinfonica dell’Algeria per suonare con loro! Quindi l’inizio del successo e il sogno che si realizza )) Ero il più giovane musicista dentro questa orchestra ! I mie genitori molto contenti di questo successo,orgogliosi! Mio padre si ricorda sempre la parola del maestro (Moukari Boukhari) “Lascialo fare il musicista, lui é bravo e ha un talento!” Quindi, siccome ero membro dell’Orchestra Sinfonica dell’Algeria, venivano a suonare diversi musicisti internazionali con questa orchestra, e allora chi viene?! Il mio maestro attuale, Maurizio Gambini, violoncellista. É venuto per un concerto, allora durante una pausa di prove mi sono presentato da lui ( lui parla anche francese) ! ho suonato un pezzo e lui mi chiede di andare nell'albergo dove stava ad Algeri per darmi lezioni ) Ho visto che vuol dire essere Musicista: lui era sempre dentro la camera dell’ hotel a studiare ! Io ero shockato perché noi non siamo così ). In Algeria non prendiamo sul serio la musica a questo punto, si studia poco e si guadagna comunque, non c’è concorrenza e quindi diciamo che ero, da solo, l’unico giovane violoncellista! Maurizio Gambini si fissa su di me e insiste con l’Ambasciata e l’Istituto Culturale Italiano ad Algeri per darmi una borsa di studio ! Ero troppo piccolo, 16 anni, quindi non era possibile. Ero sempre in contatto con Maurizio, mi mandava anche gli spartiti per violoncello tramite un pacco (lettera). Ero molto contento che un Maestro del Conservatorio di Santa Cecilia mi dava importanza, perchè purtroppo questo manca nei nostri paesi. Era un secondo sogno di andare a studiare in un conservatorio con un nome conosciuto mondiale come Santa Cecilia. Appena 18 anni ! Chiamano mio padre ed io stavo in Germania, in tournée con la Arab Youth Philharmonic Orchestra, quindi non sapevo niente ! Hanno chiesto di venire presso l’istituto Culturale Italiano di Algeri per presentarmi e compilare il modulo per la richiesta della borsa di studio ! Dopo il mio rientro a casa mi prende mio padre e mia madre e mi dicono: “Mehdi! Ti hanno chiamato dall'Istituto per darti la borsa di studio ! “ Io non ci credevo ! Mio padre non voleva che io rischiavo di venire in Italia perché era il mio ultimo anno all'Istituto di Musica, per prendere il diploma, e non si poteva rimandare la borsa di studio per il prossimo anno! Quindi comincia un po’ la paura da parte di mio padre perché certo, qua si parla di Santa Cecilia, dove vengono da tutto il mondo a studiare. Il livello é molto ma molto più alto di quello algerino. Quindi mio padre mi dice : “Ascolta Mehdi, io ti lascio andare ma pensa bene che qui non hai più niente, se vai ti cancellano dall’Istituto della Musica di Algeri, quindi l’unico punto é Santa Cecilia ! Studia !”

Arrivato in Italia: settembre 2007. E’ la seconda volta che vengo a Roma dopo aver suonato per un concerto con la World Youth Orchestra nel 2006, quindi già conosco alcuni musicisti italiani, in Conservatorio. Cominciò la lezione con il maestro Maurizio Gambini, che meraviglia! e poi vedere questi violoncellisti della mia età che suonano ! All'inizio per me era un po’ difficile entrare in questo ambiente, avevo un po’ paura perché forse non ero abituato a vedere questi livelli. Piano piano ho imparato moltissime cose ed ho sviluppato il mio modo di suonare. Un giorno mi presento nella classe di Quartetto del maestro Giulia Tafuri, per suonare con il suo quartetto e poi abbiamo suonato in prestigiose sale come l’Auditorium dell’Accademia di Santa Cecilia, Accademia Filarmonica Romana, Teatro Argentina e tanti altri concerti organizzati dal Conservatorio, insomma posso dire che siamo diventati famosi
ci conoscevano tutti. Poi abbiamo rappresentato il Conservatorio di Santa Cecilia nel Festival “Des rencontres des jeunes de la méditerranée”, in Corsica ,e per me era un piacere essere uno dei migliori allievi del Conservatorio di Santa Cecilia. Dopo l’audizione, nel 2010, per entrare nell’orchestra del Conservatorio. E poi questa!! É venuto a sentirci Renato Zero, per il suo progetto: era presente con lui il Direttore del Conservatorio Edda Silvestri e abbiamo fatto sentire alcuni pezzi di Renato Zero, per suonarli al suo sessantesimo compleanno e lui ne è rimasto molto contento. Ho suonato moltissimo con diverse orchestre qui in Italia e anche come primo violoncello. Ho suonato le suite de Bach per violoncello solo in un festival “Su e Zo per i ponti di Venezia”. Avevo un altro sogno e l’ho realizzato l’anno scorso, quando ho suonato come solista con l’Orchestra del Conservatorio di Santa Cecilia, diretta dal M° Giuseppe Lanzetta, ed è stato un grande successo. Forse sono il primo arabo e africano a suonare come solista con l’Orchestra del Conservatorio! Io lo spero, perché no? )

-Seconda parte -

Care lettrici e lettori, come già anticipato ecco la seconda parte dell’intervista al giovane Mehdi Elias Baba-Ameur. Oggi ci racconterà dei suoi progetti musicali. Direi che si tratta di progetti umani e musicali insieme perché, come penso anch'io  la musica non fa altro che raccogliere ed esprimere in una forma altissima ed enormemente comunicativa quelli che sono i nostri sogni e ideali per un mondo migliore. Raccolgo e rilancio l’invito e la speranza di Mehdi per trovare uno sponsor che sostenga i suoi progetti e, non meno importante, il suo entusiasmo per la vita e per la musica come forma di incontro pacifico fra genti diverse.
C: Mehdi, eccoci alla seconda parte della tua intervista, quella in cui ci presenti i tuoi progetti musicali. Come sono nati e dove ti porteranno?

M.: Nel mio soggiorno a Roma abitavo in un collegio di studenti stranieri, il “Centro Internazionale Giovanni XXIII”. C’erano studenti provenienti da più di 40 paesi; non lo dico per fare la pubblicità a questo centro ma vi spiego la realtà di questo mondo: in questo centro ero in contatto ogni giorno con gli studenti. Con loro si studia, si mangia insieme, si gioca… siamo una famiglia, uniti anche se siamo tutti diversi di cultura, religione ecc.. Non ce n’è uno che veniva discriminato o trattato male, allora un giorno mi sono chiesto: “Se é così il mondo, come questo centro, pensi che ci saranno le guerre ??!!” Allora, da qui, é cominciato il progetto ! Ho voluto un mondo senza frontiere e l’unico modo per farlo é con la musica; mi chiedete come?!! Ho un amico, arrangiatore e compositore venezuelano, Mayneth Jose Espina, con un talento meraviglioso. Gli avevo parlato di questo progetto e abbiamo pensato di riunire il mondo in un brano musicale. Per provare abbiamo preso una musica tradizionale algerina berbera ,”Atas atas Amimmi”, una Ninna nana, poi abbiamo aggiunto strumenti di altri paesi che non c’entrano con quella cultura e anche ritmi di altri paesi, quindi in un semplice brano tradizionale c’è un mondo !! Ed é venuta una meraviglia, ha avuto successo e mi sono fatto conoscere, poi visto che quella musica é piaciuta a molta gente abbiamo registrato un’altra musica tradizionale franco-algerina, “La belle brune”, ed anche con questa ha avuto un grande successo. Fino ad ora i miei videoclip sono stati visualizzati da 132 paesi, con più di 30.000 visualizzazioni su YouTube! Tutto questo mi ha incoraggiato e adesso stiamo preparando un nuovo clip con il giovane regista Edion Tego e Agels Buxheli. Sarà con una musica tradizionale greca, “Me Kalesse mia Arhondissa” e credo che sarà spettacolare ; la musica é stata registrata in Venezuela, quindi avrà un po’ di aria dell’America latina.
Ecco il mondo senza frontiere che si sta realizzando piano piano. Adesso sto cercando uno sponsor per fare un CD con questo stile di musica. Un altro progetto importante è dove ho suonato per la pace fra le religioni: nel 2010 mi hanno invitato ad accompagnare con una interpretazione araba la voce del Papa Benedetto XVI, nel brano “Advocata nostra”, dell’album “Alma Mater”, uno degli album più venduti nel mondo nel periodo di Natale, e poi l’abbiamo trasmesso in diretta in Rai International, davanti ad un pubblico di 30 milioni.
Adesso ho in mente un altro progetto e sto cominciando ad interessarmi alla musica algerina (arabo-andalusa ): è un genere di musica del ceppo arabo migrato dal sud della Spagna, e viene suonata ad orecchio, senza spartito, fino ad oggi. Questa musica ha influenzato anche quella moderna, per esempio il famoso compositore francese Camille Saint- Saëns.
Purtroppo piano piano si sta rischiando di perdere questa musica, come é successo in Libia, e può anche succedere per noi, perché se non c’è niente di scritto ognuno interpreta come vuole e si perde la struttura originale. Ho pensato di recuperarla scrivendola per violoncello e pianoforte, é un progetto per salvare il patrimonio dei miei antenati e del mio paese! Qui ho bisogno di un aiuto o un sostegno da parte del governo algerino e di musicisti di questo stile di musica, per farlo prima che sia tardi!
C: Bene Mehdi, ti auguro di trovare persone che sostengano i tuoi progetti e, non meno importante, musicisti veramente competenti che possano aiutarti a conservare il patrimonio musicale algerino. Bisogna stare attenti in questo, per non correre il rischio di passare “dalla padella alla brace”: bisogna stare attenti e non rischiare, cioè, di tramandare una tradizione snaturandola completamente, perché allora sarebbe come perderla. Il mercato, anche quello discografico, quasi mai va d’accordo con la genuinità delle tradizioni, e occorre stare in guardia. Un grosso in bocca al lupo a Mehdi Elias Baba-Ameur per i suoi progetti, complimenti per il suo entusiasmo e per la sua apertura al mondo.


by Cinzia Merletti

Ecco i link per vedere i suoi videoclip:


https://www.youtube.com/watch?v=Rv21Y-FbtVs
https://www.youtube.com/watch?v=_NicN-DEx9I

https://www.youtube.com/watch?v=lFvyMuPVuPo

http://www.arabpress.eu/dallalgeria-con-talento-mehdi-elias-baba-ameur-seconda-parte/