Sunday, October 28, 2012

DESIDERO LA PACE

      IL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II CON D.REMIGIO ANNO 1981


Desidero la pace

Desidero la pace, la quiete
non dire era, sarà
non narrare di ieri
non andare al domani.

Per me questo momento
non ha né prima né dopo.
Un tempo limitato per me non ha senso.

Svanito il passato
tra tenebre ed echi
lontano si estende
un futuro ignoto.


l'AUTORE è UN POETA ARABO DEL MEDIO ORIENTE

Tuesday, October 23, 2012

Due espressioni di una comunità per lo sviluppo



         Non Datur actio in distans, recita un detto latino;che vuol dire: tutto è in continuità, sulla linea dello spazio e su quella del tempo. Cosicché fare la storia (separando tratti di tempo) è (quasi) impossibile.


         Perché facciamo queste considerazioni?Perché quest'anno ricorrono 35 anni dell'attività dell'UCSEI  e 25 anni di quella del Centro Culturale Internazionale Giovani XXIII. E' possibile farne la storia? Sarebbe come fare un'operazione chirurgica sospendendo per un certo tempo i battiti del cuore! Cito un altro detto latino: factum nequit fieri infectum: niente si annulla (come nulla si crea): tutto era, è,sarà,sulla linea dell'esistere. Come l'esistere, così la storia non sopporta tagli, stralci, non sopporta che se ne immobilizzi un tratto, per esaminarlo a se stante. Quello che succede, uno lo porta con sé per sempre!


        Naturalmente quella dell'Ucsei e del Centro è una storia modesta; ma l'uno e l'altro esistono, operano da tanto tempo, con qualche risultato. Quale? La "promozione" degli studenti esteri, anzitutto, nel senso di averli sempre segnalati come soggetti del diritto internazionale allo studio, di relazioni e scambi culturali, di soggetti strategici dello sviluppo; e di aver reso consapevoli gli stessi studenti di questa loro condizione e ruolo.


        Questo, in generale , cioè per tutti gli studenti esteri in Italia. Più in particolare, l' Ucsei e il Centro hanno avuto l'opportunità di stabilire rapporti diretti con un buon numero di loro, facendo opera di "formazione", anzitutto riguardo alla loro condizione e ruolo, di cui ho detto.


         L' Ucsei e il Centro ne hanno anche "aiutati" molti, l'UCSEI, n.6060, dal 1979 alla data del 28 febbraio 1995; tra loro 1650 si sono laureati. Nello stesso periodo, il Centro Giovanni XXIII ha ospitato 2500 studenti. Tra loro, certamente più della metà, poi laureati, licenziati, o diplomati. Non sono invece in grado di indicare quanti abbiano poi fatto ritorno in patria, ma credo un buon numero, cioè ben oltre la metà.


        Certamente l'UCSEI ha intrecciato la sua storia con quella degli studenti e viceversa hanno fatto molti di loro. il fatto è esso non è mai stato un agenzia o un ufficio ( nonostante che e abbia il nome); è stato invece una comunità, di cui si entrava e si entra a fare parte.

         Il problema è invece, che da parte delle istituzioni pubbliche (governo,università, amministrazioni locali) gli studenti esteri sono sempre "s c i v o l a t i" in basso e a margine; voglio dire, che al di là del puro fatto amministrativo (iscrizione, concessione del permesso di soggiorno, erogazione borse di studio) mai essi sono stati considerati e valorizzati in quella che noi definiamo la loro identità e il loro ruolo, cioè di soggetti nel senso  che ho indicato più su. Insomma, è mancata (e non c'è mai stata) una "politica culturale" del governo italiano. Quindi, tutto ciò che l'UCSEI ha cercato di fare, è rimasto a lato, come un servizio a parte esaurito in se stesso; e come una realtà e anzi un problema "a parte", sono stati anche gli studenti esteri, da risolvere magari caso per caso, o con disposizioni particolari, volta per volta, anno per anno, gruppo per gruppo.

         E tuttavia si deve rivendicare per l'UCSEI, che esso ha fatto molto per gli studenti esteri in Italia; ciò va detto, per un giusto riconoscimento di quello che gli stessi studenti hanno fatto insieme con l'UCSEI. Si pensi alla rivista Amicizia, che si pubblica  da più di trenta anni, sempre preparata e redatta da un comitato di studenti esteri; alle migliaia di borse di studio che-se pur modeste-sono state certamente d'aiuto ad altrettanti studenti per il proseguimento dei loro studi; e sopratutto a tutta l'attività sociale e culturale svolta sia dall'UCSEI, sia dal Centro Giovanni XXIII, nei loro 35 e 25 anni -rispettivamente-di esistenza; infine, alla promozione formazione propriamente degli stessi studenti.

        Noi speriamo che UCSEI e Centro Giovanni XXIII possano continuare la loro attività. Non gli è mai mancata e non gli mancherà la collaborazione degli stessi studenti, e questo è il unto più importante; come pure è importante a favore degli studenti, una "politica culturale" da parte del governo italiano; lo stesso si dica a riguardo delle varie istituzioni che se ne devono occupare, ciascuna nel suo campo (università, amministrazione locale). E della stessa società italiana, cioè della "gente": a cui bisogna far sapere, prima di tutto, dell'esistenza di questi studenti e del senso positivo della loro presenza in Italia, anche sul piano sociale, oltre che culturale, scientifico e politico.



Don Remigio Musaragno (1995)


tratto dal libro "Studenti Esteri in Italia (1960-2000)- Un Itinerario d'impegno per lo sviluppo e di testimonianza missionaria.

Tuesday, October 9, 2012

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II AI PARTECIPANTI AD UN CONVEGNO PROMOSSO DALL'UCSEI (UFFICIO CENTRALE STUDENTI ESTERI IN ITALIA)



Cari giovani.

1. Sono lieto di incontrarvi in occasione del convegno, al quale siete stati invitati dall'Ufficio centrale studenti esteri, che ricorda quest’anno il XXV anniversario della sua fondazione.
Conoscevo già questa benemerita istituzione, perché anche in passato, in occasione di una circostanza simile, ebbi il piacere di incontrarmi con altri studenti come voi, per cui posso dire di essere al corrente del lavoro, degli scopi e dei problemi di questa organizzazione e quindi anche, della vostra situazione.
Io stesso, tanti anni fa, sono stato uno “studente estero” qui a Roma, per cui posso dire di sentirmi veramente vicino a voi e di conoscere la vostra condizione non solo “per sentito dire”.
Ho sperimentato anch'io la difficoltà di una lingua straniera, le incognite di un ambiente nuovo, la lontananza dagli affetti familiari, dalla patria e dalle amicizie che si sono lasciate. Si tratta di situazioni nelle quali occorre un forte impegno morale, per portare a compimento le scelte precedentemente fatte, per un’autentica crescita umana e spirituale.

2. Questo obiettivo potrete ottenerlo solo se, al di là della doverosa formazione in campo tecnico-culturale, voi avrete sempre dinanzi agli occhi anche la piena formazione della vostra personalità, tenendo quindi conto di quell'aspetto morale della vita umana, riguardo al quale la Chiesa ha avuto da Cristo la missione di trasmettere al mondo insegnamenti decisivi, che soli rendono possibile la salvezza dell’uomo e la vera dignità della persona.
Ovviamente, il raggiungimento di tale obiettivo richiede anche la presenza di opportune condizioni ambientali, che sappiano accogliervi con fiducia e col dovuto rispetto delle vostre legittime esigenze civili, umane e culturali. Per questo voi giustamente e con fiducioso rispetto intendete richiamare l’attenzione degli organismi competenti civili ed ecclesiali su quelle che possono essere le lacune ancora da colmare, al fine di rendere sempre meglio possibile la realizzazione delle vostre legittime aspirazioni, e mitigare gli inevitabili disagi.
È un incontro reciproco che si tratta di realizzare: chi vi accoglie, deve saper accettare la vostra cultura, la vostra mentalità, i vostri legittimi usi di vita; e così nasce un vero scambio, una vera e fruttuosa comunione, un autentico arricchimento reciproco.

3. Non perdete mai di vista lo scopo di fondo del vostro rimanere in Italia: acquisire quella preparazione tecnica, umana e culturale che vi consenta di mettervi domani al servizio dei vostri rispettivi Paesi. Certamente, la determinazione con la quale dovete perseguire tale nobile scopo suppone che ciascuno di voi sia sempre pronto ad accogliere le indicazioni che la Provvidenza suggerirà ai vostri piani umani attraverso imprevedibili circostanze, tanto più che la vostra età è l’età delle grandi svolte. Il tutto però sia condotto con la serietà che si addice a circostanze o situazioni del genere. Quello che conta, nella vita, non è tanto essere qui o là o fare questo o quello, ciò che conta è ascoltare la volontà di Dio - come il patriarca Abramo - e metterla in pratica, giorno per giorno.
Serietà di impegno umano e abbandono fiducioso alla Provvidenza: ecco i capisaldi del vostro programma di vita, in questi anni, come sempre; ecco le luci del vostro cammino; ecco i criteri di valore della vostra attuale esperienza. Solo così il vostro vivere sarà veramente fruttuoso e soddisfacente.
Impegno umano significa poi, soprattutto, impegno costante nell'acquisto di solide virtù personali e sociali, rifuggendo da ogni forma di rilassatezza, scoraggiamento o scarico di responsabilità. Fate pure sentire la vostra voce, ma sempre con fiducia e collaborando attivamente alla soluzione dei problemi.
Abbandono alla Provvidenza non significa un inerte fideismo, ma sapere che il Signore ci è accanto nei nostri sforzi per la giustizia e nel raggiungimento laborioso e attivo di livelli sempre più alti di crescita umana e spirituale; vuol dire illuminare gli eventi felici o dolorosi delle nostre giornate con la luce di quella fede che li riscatta dalla finitezza dell’umano e li innalza alla dignità della vita in grazia di Dio.

4. Così facendo, vi preparerete, come credenti, non solo a contribuire alla crescita delle vostre società civili e al progresso della loro cultura, ma anche allo sviluppo delle vostre comunità ecclesiali. I modi precisi in cui ciò si potrà realizzare sono probabilmente, per molti di voi, ancora ignoti. Solo Dio li conosce. Ciò tuttavia non toglie il vostro dovere di pensare e di operare fin da ora per la costruzione del vostro avvenire umano, sociale e religioso.
Questi, cari giovani, sono i miei auspici; questi, i miei voti. La vostra non è un’esperienza facile, ma non vi perdete d’animo: fate la vostra parte e il Signore farà la sua. Impegnatevi seriamente, ed egli non vi farà mai mancare nulla. Questa è stata la mia esperienza di “studente straniero”. E questa - ve lo auguro e per questo prego - sarà anche la vostra. Vi accompagna la mia affettuosa benedizione.

Venerdì, 23 novembre 1984




Thursday, October 4, 2012

Manifestazione So e Zo per i ponti di Venezia 2003

Gli studenti di due gruppi del Centro "Giovanni XXIII", gruppo di BALLO LATINO ANGOLANO e gruppo di BALLO AFRICANO hanno partecipano alla Manifestazione "SO e ZO per i ponti di Venezia" il 5-6 aprile del 2003 vincendo vari Premi. Come da tradizione a una impegnativa e preparazione ed esibizione alle varie Piazze di Venezia e in ultimo a Piazza San Marco, ci si concede a un momento intimo di communità.