Voglio illustrare che cosa è questo Centro. Esso possiede poche ricchezze e mezzi materiali, ma è una grande ricchezza intellettuale e morale. E questa ricchezza sono gli studenti: questi giovani che vengono da tutto il mondo, che qui a Roma svolgono la loro formazione scientifica nelle varie università e istituti, e qui al Centro svolgono la loro formazione culturale e morale. Poi con l'aiuto di Dio, essi tornano nei loro Paesi e saranno di aiuto allo sviluppo integrale della propria gente. Noi infatti li chiamiamo "i soggetti strategici dello sviluppo".
La nostra responsabilità verso questi soggetti è molto grande: abbiamo infatti il compito di aiutarli a sviluppare le loro energie intellettuali e morali, aiutarli a diventare persone di cultura, che saranno soggetti di Pace, di Collaborazione e di sviluppo dei popoli.
I nostri mezzi sono pochi; ma le nostre potenzialità sono immense. Noi dobbiamo fare il modo che questi studenti le sviluppino fin da ora. Per questo motivo questo Centro è una fucina di attività e di creatività. Riguardo a questo, non è esagerato dire che qui assomma la realtà dei 19 mila studenti di Africa, Asia e America Latina che sono in Italia e che intendono collaborare per la soluzione di tutti i loro problemi. In un spirito costruttivo che li porta, a loro volta, ad apprezzare anche tutto quello che si fa per loro ed a collaborare perché esso si realizzi.
In questo caso, posso segnalare che tutta l'organizzazione di questo Centro, le sue varie attività, sono in mano di questi giovani, che sono i nostri più preziosi collaboratori. E' grazie a loro che noi possiamo realizzare una comunità attiva piena di iniziative, culturali, sociali, religiose. E noi estendiamo questo nostro impegno anche all'estero di questo Centro, sensibilizzando la società italiana, civile e religiosa, ai problemi dello sviluppo, della cooperazione tra i popoli, al dialogo fra le culture e le religioni.
I problemi che abbiamo noi li affrontiamo con umiltà. Voglio dire che la loro situazione dipende anzitutto da noi e non deve riguardare solo noi; qui in questo Centro, ci riferiamo sempre agli altri 19 mila studenti di Africa, Asia e America Latina e ci chiediamo sempre che cosa noi possiamo fare per loro. Questa è solidarietà, alla quale noi cerchiamo di educare i nostri giovani studenti. Ciascuno si guardi intorno e rifletta se ciò che chiede per sé si riesce ad ottenerlo anche per gli altri studenti esteri nel nostri Paese.
Qui, in questo Centro, si vive il sogno che tutti i giovani del mondo siano solidali fra loro: che tutti abbiamo la possibilità di sviluppare le loro energie a beneficio dei loro popoli e del mondo intero. Viviamo il sogno che la pace è possibile, quando i diritti di tutti saranno anche i nostri diritti, le sofferenze di tutti saranno anche le nostre sofferenze, gli sforzi di tutti saranno anche i nostri sforzi.
Ecco cosa vuole essere il Centro Giovanni XXIII: una piccola comunità di giovani da tutto il mondo, che ha il sogno che il mondo diventi una comunità di amici, di fratelli, gli uni attenti agli altri, soprattutto ai più deboli. Una volontà comune perché i diritti di tutti siano rispettati, cercando noi per primi di rispettarli e collaborando che ciò avvenga.
Io penso che il Centro sia un Dono a noi stessi, ai nostri studenti, nella misura in cui esso suscita in loro questi sentimenti e li aiuta a realizzarsi; e sia un dono della nostra società, quella italiana, civile e religiosa.
D. Remigio Musaragno 1986
Tratto dal libro: "Dalla parte degli studenti esteri . La buona battaglia di Don Remigio Musaragno. Testimonianze per i suoi 80 anni e piccola antologia dei suoi scritti." Anno pubbl. 2006
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