Friday, June 15, 2012

COMUNICATO STAMPA Il giorno 24 marzo l’UCSEI, Ufficio Centrale Studenti Esteri in Italia, ha inviato la seguente “lettera aperta” alla Presidenza della Repubblica e, per conoscenza, al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, al Ministero degli Affari Esteri e al Ministero dell’Interno:


LETTERA APERTA

LE PORTE PER GLI STUDENTI STRANIERI SI CHIUDONO, INVECE DI APRIRSI


Caro Presidente,
abbiamo letto con sincera soddisfazione e con gratitudine il Suo appello dello scorso 14 dicembre, di ritorno dal viaggio in Cina, nel quale dichiarava: ‘Dobbiamo internazionalizzare il nostro sistema universitario. Dobbiamo avere più studenti stranieri nelle aule dei nostri atenei’.  Avevamo fiducia che qualcosa si sarebbe davvero mosso, anche perché sapevamo che il Quirinale aveva inviato un suo messo presso il Ministero dell’Università proprio per favorire una maggiore apertura degli atenei all’ingresso degli studenti stranieri; e, certo, non solo di quelli cinesi.

D’altra parte, da parecchi anni le università mettono a disposizione, ogni anno accademico, un numero di posti per gli studenti stranieri piuttosto consistente e in progressiva crescita: dai 20.230 del 2000-01 ai 30.699 del 2004-05. Epperò, poi, le immatricolazioni di studenti stranieri risultano sempre di molto inferiori: l’ultimo dato di cui disponiamo (anno 2002-03) dice che le matricole straniere sono state 7.168. Come, si vede c’è uno scarto molto rilevante.

Perché vengono così pochi giovani stranieri a studiare nelle università italiane (l’Italia è all’ultimo posto nell’Unione europea dei 15)? Gli esperti sono concordi nel dire che questo dipende non già, o non solo, dalla scarsa diffusione della lingua italiana o da una scarsa qualità didattica del sistema universitario italiano, ma, soprattutto, dalla confusione normativa e dall’esistenza di un sistema amministrativo e burocratico “chiuso” che pone ostacoli supplementari alla mobilità in entrata degli studenti stranieri (e dei ricercatori).
Lo abbiamo documentato a dicembre con la pubblicazione del libro “Studiare da stranieri nelle università italiane” e con un seminario di presentazione del volume, tenutosi a Roma il 16 dicembre.
Lo diciamo da tantissimi anni: manca, in Italia, una normativa specifica per gli studenti stranieri, i quali – considerati semplicemente degli stranieri – vengono assoggettati, per quanto riguarda i visti di ingresso e i permessi di soggiorno (e molti altri aspetti della loro condizione), alle normative dei lavoratori stranieri immigrati o che desiderano immigrare.

Dopo il Suo intervento, caro Presidente, eravamo, però – lo ripetiamo -, sinceramente fiduciosi.

Invece, la consueta circolare interministeriale in cui sono contenute le “Disposizioni per l’immatricolazione degli studenti stranieri e comunitari – valide per il triennio 2005-2007” ci ha fatto toccare nuovamente con mano l’incoerenza del nostro sistema di norme e di regolamenti e la sua incapacità di consentire realmente quella apertura agli studenti stranieri da Lei (e da noi) invocata.

Le Disposizioni emanate il 21 marzo dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, là dove si parla della “dimostrazione dei mezzi di sostentamento sufficienti” (necessari per lo studente non abbiente o che non abbia la borsa di studio del Ministero degli Esteri, il quale ne concede solo 400 circa all’anno) elimina quelle possibilità di prestare la garanzia di copertura economica che fino all’anno scorso esistevano: cioè, la garanzia data da parte di cittadini italiani o stranieri regolarmente soggiornanti, oppure da associazioni professionali e sindacali, o, ancora, da enti e associazioni di volontariato. Con le nuove Disposizioni la garanzia economica può essere data soltanto “da Istituzioni ed Enti italiani di accertato credito, da Governi locali, o da istituzioni ed Enti stranieri considerati affidabili dalla Rappresentanza diplomatica italiana”.

E perché questo passo indietro così pesante? Perché il nuovo Regolamento di attuazione della legge Bossi-Fini (Decreto del Presidente della Repubblica n. 334 del 18 ottobre 2004, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 1° febbraio 2005), ha recepito – a distanza di due anni - l’articolo 23 della legge Bossi-Fini (approvata il 30 luglio 2002) in cui erano state eliminate, appunto, le cosiddette “sponsorizzazioni” per l’ingresso di lavoratori immigrati, cioè le garanzie di copertura economica (prima previste dall’art. 34 del Testo Unico sull’immigrazione – il Decreto legislativo n. 286 del luglio 1998 -, che recepiva la legge Turco-Napolitano del marzo ’98 e, quindi, dal Regolamento attuativo in vigore fino a poche settimane fa, il Decreto Presidente della Repubblica n. 394 dell’agosto ’99).

Per la questione della copertura economica per gli studenti non abbienti (si deve dimostrare la disponibilità di 350,57 euro mensili per entrare a studiare in Italia, secondo le Disposizioni interministeriali), le “Disposizioni annuali per l’immatricolazione degli studenti stranieri”, fino allo scorso anno, si sono avvalse – in mancanza di norme specifiche per l’ingresso degli studenti stranieri – del Testo Unico, cioè il Decreto legislativo n. 286 del ’98 (che rinviava al Regolamento del ‘99). Ma ora è stato, appunto, approvato il nuovo Regolamento; e, dunque, il riferimento del Testo Unico, contenuto come lo scorso anno nelle Disposizioni, rinvia al nuovo Regolamento.

Insomma, il pasticcio è senza fine. Le nuove normative sull’ingresso per lavoro degli immigrati, come è noto più restrittive di quelle approvate con il precedente Governo, hanno finito per coinvolgere anche gli studenti, rendendo molto più difficile anche per loro l’ingresso in Italia.

Le porte, invece di aprirsi, si chiudono.
Si può fare qualcosa?


Roma 24 marzo 2005


Ufficio Centrale Studenti Esteri in Italia

                                                                                              (Presidente don Remigio Musaragno)




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