Saturday, June 16, 2012

Fondazione Cum



       A cura di Crescenzio Moretti


      Mons. Remigio Musaragno, prete di Treviso, non è stato in senso stretto un prete Fidei donum, anche se lo ha desiderato. In gioventù aveva pensato all’Africa e quando lo conobbi,negli anni ’70, desiderava fare un’esperienza in America Latina.La sua è stata una vita tutta missionaria: nel centro studi di Propaganda Fide, nel Centro missionario diocesano di Roma, nell’animazione di convegni ed iniziative per la formazione degli studenti provenienti dal Sud del mondo, nel Consiglio missionario nazionale e, soprattutto, nella sua Opera per gli studenti esteri in Italia.
   
    Cominciò la sua attività a favore degli studenti stranieri in Italia nel 1957, mentre svolgeva il suo servizio presso la Propaganda Fide, nell’Ufficio centrale studenti esteri in Italia (Ucsei),con presenza, oltre che a Roma, a Milano, Bologna, Firenze, Perugia e Napoli. Nel 1970 dette vita a Roma al Convitto o Centro interculturale Giovanni XXIII, una casa di accoglienza per universitari “senza tetto”. Arrivò ad accogliere oltre 150 studenti, di 50diverse nazioni. Un mondo vivace e pieno di iniziative culturali.Col suo modo pacato, quasi timido, raccontava i contrasti, le preoccupazioni, anche economiche, che lo assillavano per tener in vita il convitto.
 
    Lui considerava i giovani studenti che accoglieva “soggetti strategici anche per sviluppare la fede cristiana nelle loro Chiese locali”.Auspicava che, terminati gli studi, i suoi ragazzi tornassero alle loro terre per essere artefici del risveglio sociale, politico, economico dei loro popoli.Fu un tenace promotore di incontri per il dialogo interculturale.

    Per questo suo lavoro ebbe molti autorevoli riconoscimenti.Quando festeggiò gli ottanta anni il Comune di Roma gli consegnò in Campidoglio una targa di onorificenza “per l’impegno con cui ha sempre difeso il diritto all’istruzione di chi, per ragioni economiche o politiche, non ha potuto studiare in patria”. Anche il
presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in quella occasione inviò un messaggio di auguri al fautore della “politica dell’accoglienza”.
 
     Mons. Musaragno ha inciso profondamente nellospirito dei suoi ragazzi che lo amarono sempre e ora lo ricordano con splendide testimonianze: «Mons. Remigio, tu sei stato un monumento per il mondo intero. Il tuo nome sarà sempre scritto nel cuore di ognuno di noi. Dovrebbero fare le pratiche per la sua beatificazione... hai dedicato la tua vita per gli sconosciuti, i senza voce... Quello che dice la Bibbia - non c’è più romano, né greco - don Remigio l’ha messo in pratica. Per lui non c’era più né cattolico né protestante, né musulmano né animista, perché il Dio che si prega è Uno!

     Caro Don Remigio, grazie! Da te abbiamo imparato tanto e continueremo ad imparare». «In mons. Musaragno ho scoperto quello che voleva dire essere un grand’uomo, saper ricordare che la nostra finalità non si doveva smarcare dal miglioramento dell’Africa». «Don Remigio era il simbolo della bella Italia, l’Italia della solidarietà, dell’accoglienza, della fratellanza e dell’umanità... speriamo che il suo messaggio non sparisca mai e che l’Italia rimanga bella ed accogliente». «Sono entrata al centro nel 1990 e mi sono ritrovata in un’ora a vivere in una casa con mille lingue, mille razze e mille religioni diverse. Io lì ho imparato il rispetto e l’amore per tutto ciò che è diverso dal mio pensiero».

     Negli ultimi tempi mons Musaragno lamentava il crescente disinteresse della politica italiana per questi studenti: “L’Italia negli ultimi vent’anni è venuta gradualmente meno al suo ruolo di promotrice della cooperazione internazionale in questo campo. Eppure, dai primi anni Cinquanta ad oggi, più di 60mila giovani di oltre cento Paesi del mondo si sono laureati nelle università italiane: un patrimonio straordinario di relazioni umane e di ponti gettati tra l’Italia e gli altri Paesi dei cinque continenti”.

   Nell’archivio dell’Ucsei sono depositate 2.400 tesi di laurea di studenti che si sono avvalsi dell’opera del Centro Giovanni XXIII. Molti studenti passati attraverso l’Ucsei oggi sono personaggi importanti nel loro Paese: professionisti, medici.  Mons Remigio è morto all’età di 82 anni, il 22 giugno 2009, la sua opera continua.


http://www.fondazionecum.it/files/user_upload_files/file/noticum_gen_2010.pdf

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